La collezione è iniziata a Milano nei primi anni settanta. L'impulso nel cercare strumenti musicali arcaici nasceva dal fatto che a Milano non esiste un vero e proprio museo etnografico, e non solo a Milano. Era praticamente impossibile documentarsi e vedere oggetti preistorici o esotici sistematicamente raccolti. In seguito, negli anni, constatai che rarissimi in tutto il mondo sono i musei, le collezioni di strumenti musicali o sezioni riguardanti i medesimi, che comprendono i "reali" primi strumenti musicali, che generalmente sono confusi con elaborati balafon africani o fischietti in terracotta Maya. Partito dagli studi di Marius Schneider, Curt Sachs, Andrè Schaeffner e gli italiani Roberto Leydi e Diego Carpitella, ad Amsterdam nei primi anni ottanta, riflettendo su idee di Athanasius Kircher, Leroi Gourhan, Emanuel Anati, sono giunto alla conclusione di raccogliere gli strumenti musicali seguendo una "sistematica" basata su categorie comprendenti i materiali, i modi di produrre il suono, ma anche a "soggetto" come per esempio "gli strumenti sonori per chiamare le api". La prima esposizione avviene e non è un caso, all'interno di una mostra-laboratorio, il Natural Art Laboratory da me ideato e dedicato all'"Arte nella Natura", allestito dal 1987 al 90 a Morimondo, 40 chilometri da Milano nel Parco del Ticino. Durante l'inaugurazione venne presento in anteprima un concerto di "Suoni preistorici", sintesi della ricerca che avevo svolto negli ultimi anni in Olanda, riscuotendo un grande successo sia da parte del mondo accademico come quello della stampa (intere pagine scientifiche sulla Stampa di Torino, sul Corriere della Sera, ma anche un consenso popolare tanto da meritare la copertina di Topolino). Per l'occasione realizzammo anche una degustazione di cibi preistorici. La mostra permanente fu visitata da numerose scolaresche di tutta la Lombardia. Il laboratorio funzionò a ritmo pieno, producendo oggetti sonori e materiale didattico; realizzando pubblicazioni, libri, musicassette, radioprogrammi e diversi passaggi in televisione. Rassegne di musica, danza, teatro, corsi e incontri internazionali; la mostra fu visitata dal nipote di Alce Nero, Black Elk Wallace, capo indiano Lakota e fu utilizzata anche dal grande maestro Giappone di teatro, Yoshi Oida, per una lezione di teatro, tra i partecipanti c'era anche Antonio Albanese; per fare un'esempio delle molteplici interelazioni artistiche, scientifiche e culturali che la mostra e il laboratorio coinvolgevano. Numerosi concerti e un prestigioso ciclo di dieci conferenze; "Le Origini della Musica". Un modo nuovo di svolgere le conferenze, con dimostrazioni attraverso l'ausilio di interventi musicali, teatrali, tecniche pratiche, utizzando anche diapositive e video. Parteciparono come relatori tra i più significativi ricercatori e scienziati delle tematiche trattate, come Emanuel Anati, Giovanni Belgrano, Gaetano Roi, Giulio Calegari, Cesare Bianchi, Italo Bertolasi, Pit Piccinelli, SW. D. Nirodh, Fiorella Terenzi. Ma è a Milano nel 1991 che la collezione trova la possibilità di essere esposta in una grande e prestigiosa sede, uno dei templi del naturalismo più importanti del mondo, il Museo di Storia Naturale. Il direttore, Giovanni Pinna, notevole scienziato e specialista in musei e l'équipe di ricercatori, rimasero affascinati quando compresero che molti degli oggetti presenti nel museo come corni, conchiglie, pietre erano potenziali "primi strumenti musicali". Insieme allestimmo la mostra: "Le Origini della Musica" con la collaborazione di altri musei, collezionisti e l'editore Jaca Book che pubblico' il libro, catalogo della mostra da me realizzato. L'esposizione alla fine comprendeva in 40 vetrine e oltre, non solo la collezione da me gestita, ma pezzi rari, come il tamburo a fessura della New Guinea, un tronco posto verticalmente alto 5 metri del Museo Etnografico Dinz Rialto di Rimini, una maschera costituita da un flauto che trapassa un reale cranio umano, così sonagli degli Indios Shuar dell'Amazzonia ottenuti con eletre di coleottero e becchi di tucano, raccolti dall'artista etnologo Pit Piccinelli. La mostra era dotata, (come la precedente e le successive esposizioni della collezione) di una serie di altoparlanti che trasmettevano un sottofondo sonoro-musicale. Una colonna sonora composta appositamente, costituita dai suoni dei differenti ambienti, foreste, montagne, mare, con le voci dei rispettivi animali, così i canti e le musiche dei popoli che impiegavano gli strumenti musicali esposti. Un sottofondo discreto, come se giungesse da lontano, ma che all'occorrenza alzando il volume è capace di divenire un'esperienza sensoriale. Come la simulazione sonora virtuale di una giungla che circonda e inghiotte lo spettatore in un'autentico oceano di suoni. Come trovarsi sotto il mare ascoltando come un delfino. ( L'esplorazione elettronica è una parte integrante la mostra). Particolarmente interessante fu collocare una speciale altoparlante a "colonnina" per esterni, fuori dal museo, cosicché suoni di cascate, grida di cervi e di esotici uccelli, tamburi in lontananza. Questi richiami, si mescolavano ai suoni dei giardini e della città circostante il museo, richiamando i passanti, attratti come da un'altro mondo che si manifestava con i suoni. Se al Museo di Storia Naturale di Milano l'esposizione era corredata da foto, disegni e ampie didascalie, non fu così per l'esposizione realizzata in Olanda, ad Acquoy, Leerdam, nel 1993. Fort Klank era il nome del grandioso progetto europeo ideato dal geniale compositore olandese Dick Raaijmakers, dal tedesco Horst Rickels e come rappresentante italiano dal sottoscritto. Si trattava di trasformare un antico fortino Fort Asperen, in un'opera sonora, un grande strumento musicale costituito da numerose installazioni con strumenti acustici microscopici e giganteschi, mossi meccanicamente e azionati da un computer. Una fusione tra le ricerche sui primi strumenti musicali e le tecnologie moderne. La collezione fu la base per avere modelli di oggetti sonori naturali da ricreare in un'altra "scala" costruiti con diversi materiali e mossi da differenti energie, ispirazione per la costruzione di nuovi strumenti o per l'utilizzo di particolari materiali e suoni naturali. Per Fort Klank furono realizzati straordinari nuovi strumenti sonori: tre tubi metallici lunghi sei metri e pesanti 450 chili, impiegati come strumenti a frizione , una zampa d'orso meccanica, tipo robot che raschiando il muro produceva suoni e graffiti, una sorprendente gigantesca cascata che riproduceva il suono "bianco", apparecchiature a vite dai suoni ultrasonici come quelli dei pipistrelli, ed altri strumenti ancora, tra cui un gong di pietra di Amalia Del Ponte. La collezione "Le Origini degli Strumenti Musicali" fu esposta seguendo lo stile, lo spirito delle wunderkammer seicentesche; tutti gli oggetti in un'unica stanza, ravvicinati e pendenti da per tutto. Un maestro falegname con un'assistente realizzarono in due giorni, mensole supporti e vetrinette in legno grezzo. In questa "Wunderkammern van de Eerste instrumenten - Stanza delle meraviglie dei Primi strumenti" gli oggetti erano raggruppati a settori e a soggetto, e su consiglio di Dick Raaijmakers non appariva nessuna etichetta, segnale o spiegazione, immagini, nulla. Solo lo strumentario nudo e crudo come si dice. Questo perché i visitatori dovevano sforzarsi di comprendere che strumento musicale potesse essere, per esempio, una chela di un granchio, o come si aziona un rombo volante e da dove proviene. Alcuni visitatori esaurivano il giro nella stanza magica in pochi minuti altri si fermavano ore. Molte conferenze, corsi, concerti e dimostrazioni, e un video permanente accompagnavano l'esposizione. I miei amici e collaboratori Papua, del West Papua, eseguirono un concerto e delle dimostrazioni sonore e di danza, utilizzando anche lo stupendo boschetto che circondava il vecchio fortino. Nel 1995-6 all'Archeon, il parco di Archeologia sperimentale più grande del mondo, costruito ad Alphen a\d Rijn, in Olanda fu allestito un settore chiamato "Music Workshop". La collezione contenuta in otto vetrine e dodici spazi di eguale misura, fu ampliata con reperti e prestigiose ricostruzioni preistoriche. Una pedana palcoscenico era impiegata per i concerti e le dimostrazioni. In una stanza laterale l'esposizione si svolgevano i laboratori. L'affluenza al parco Archeon nei giorni festivi contava migliaia di visitatori e in quel contesto, potemmo studiare e realizzare con successo un'allestimento di strumenti sonori esterni alle vetrine, disposti in modo tale che il pubblico potesse sperimentare personalmente le potenzialità sonore di un'oggetto naturale e le proprie attitudini musicali. "Ascoltate un suono antico milioni di anni" era scritto su un cartello posto vicino ad una pietra sonora, con un mazzuolo accanto, a disposizione dei visitatori. Così raschiatori, sonagli, sonagliere, archi musicali, conchiglie tromba e fischietti etc. In ogni momento della giornata vi era sempre qualcuno, un bambino, ragazzini, adulti, ma anche anziani sorpresi in ginocchio intenti a suonare. Nascevano anche orchestre spontane, e non potete immaginare la ressa sonora quando arrivavano le comitive. Una volta ogni quindici giorni gli oggetti-strumenti musicali a disposizione del pubblico erano tutti da riparare o sostituire; zucche sfracassate, sonagliere smontate.. Ma vi assicuro ne valeva la pena, per me è stata una delle più belle analisi sulle attitudini sonoro-musicali e non solo, così per il pubblico; una scoperta e un divertimento. 7 - 1 - 2000, Appunti per acquisizione di nuovi pezzi Nel 97-98 e 99 la collezione si arricchisce di nuovi strumenti musicali. Questa volta si tratta di oggetti raggruppati a tema, degli strumentari. Come quello delle fate e degli elfi, un'acquisizione in grado di dare un'ulteriore tocco di "magia" alla collezione, contribuendo sempre più alla sua unicità, inoltre, questi strumentari rappresentavano un'esempio di come utilizzare con successo questo genere di strumenti musicali nel mondo dello spettacolo ad alto livello. Un notevole richiamo per i visitatori che potranno ammirare gli strumenti musicali da me ideati, costruiti appositamente o assemblati per il recente film "Sogno di una notte di mezza estate" di Michel Hoffman, interpretato da Michelle Pfeiffer, Kevin Kline, Rupert Everett. Così gli strumenti impiegati per gli spettacoli di grandi maestri del teatro come Giorgio Albertazzi e Yoschi Oida. Strumentarium delle Fate - Ninfe e dei Satiri Il regista Michael Hoffman, mi chiese di realizzare appositamente per il film "Sogno di una notte di mezza estate" degli strumenti musicali particolari, d'epoca classica, quelli spesso raffigurati in mano a Ninfe e Satiri. Gli strumenti dovevano avere qualcosa di "fantastico", come le Fate del barocco, o del liberty, cioè un look in sintonia con il film e dovevano essere strumenti musicali autentici, cioè che potevano essere suonati veramente, non come quelli finti, impiegati normalmente nei film storici o fantasy. Avevo già ricostruito o diretto la ricostruzione di differenti strumenti preistorici e dell'antichità tra cui recentemente per il progetto SYNAULIA, musica dell'antica Roma. Avevo anche studiato come certi strumenti dell'antichità sono stati stereotipati nelle successive epoche per divenire nell'immaginario collettivo gli strumenti magici nelle mani di Fate, Elfi e Gnomi. Quindi scelti o disegnati e costruiti appositamente gli strumenti, furono poi decorati da abili artigiani italiani e inglesi, Così Michelle Pfaiffer fu circondata da fate musiciste, Luce Maioli e Nathalie van Ravenstein che suonarono la ninnananna alla loro regina, utilizzando gli strumenti "arcadici" costruiti con canna, zucche e foglie, legni e corni.
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