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    I Suoni della Preistoria| La ricerca | Strumentario sonoro | Attività svolta | Rassegna stampa |

 


STRUMENTARIO SONORO  PREISTORICO

Archeologia sperimentale applicata alla Paleorganologia e all’Archeoacustica

Walter Maioli, Luce Maioli, Nathalie van Ravenstein, Ivan Gibellini
Il Centro del Suono

Strumenti sonori di pietra, conchiglie, ossa e corna, Paleolitico Superiore

Strumenti musicali della Preistoria

Strumenti sonori di pietra, conchiglie, ossa e corna,  rintracciati e ricostruiti in base ai reperti archeologici europei del Paleolitico Superiore, da Walter Maioli, Luce Maioli, Nathalie van Ravenstein e il Centro del Suono. Vengono utilizzati durante i concerti e le dimostrazioni, tra cui durante e i  percorsi-sonori  nelle caverne,  per produrre suoni in grado di provocare straordinari fenomeni acustici, una ricerca di Archeoacustica. Vedi  I Suoni della Preistoria nelle grotte di Toirano

Nota : Le conchiglie e le corna che si impiegano come trombe (in alto nella foto ) non sono presenti tra i reperti  del Paleolitico, ma si trovano tra quelli del Mesolitico e del Neolitico.

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strumenti musicali preistoria

Nelle origini della musica, in particolare nell’invenzione degli strumenti musicali, la fase principale della sperimentazione è situata nella preistoria dell’umanità.
Gli oggetti sonori riconosciuti compaiono 40.000 anni fa con l’evento dell’Homo Sapiens Sapiens nel Paleolitico superiore, paralleli all’arte simbolica e figurativa e sono tra i primi reperti bucati artificialmente. Pietre, semi, legni, conchiglie, ossa, corni impiegati come percussioni, fischietti, flauti, trombe, ance, archi, rombi, strumenti che producono suoni archetipi, la base del linguaggio sonoro e musicale universale. Sonorità con frequenze e pulsioni ritmiche fortemente psicoacustiche e psichedeliche (che attivano la psiche) impiegate nello sciamanesimo e nei culti misterici dell’antichità.
Per attivare questi strumenti ed ottenere i giusti suoni occorre una particolare e raffinata preparazione tecnica.

strumenti musicali paleolitico

Reperti archeologici

Reperti archeologici del Paleolitico superiore  europeo segnalati come possibili strumenti musicali : sonagliere di conchiglie, raschiatori, fischietti, flauti e rombi in osso.

Da Otto Seewald, L.E. Piette, E. Anati, H. Pedemors


pietra conchiglia
osso corno

Materie sonore - Pietre, conchiglie, ossa e corna , sono  i principali materiali sopravissuti del Paleolitico Superiore.
Ogni materia ha le sue differenti proprietà acustiche.

ricostruzione di collana preistorica del Riviere
collana preistorica Riviere

Ricostruzione di ornamenti-sonagliere realizzati dal Luce Maioli (a sinistra ) da una serie di collane formate da conchiglie del Paleolitico superiore dei Balzi Rossi, da Rivière, 1887 (a destra)

Conchiglie sonagliere

Nella cultura Cro-Magnon si trovano un gran numero di conchiglie bucate, impiegate come ornamenti sonori. Nelle caverne e nei ripari  della Liguria, in particolare ai Balzi Rossi, e nel Finalese sono state trovate sepolture di uomini, donne e bambini che indossavano centinaia di conchiglie, disposte come braccialetti, cavigliere, collane, cuffie, cinture e gonnellini.

Sonagliera cavigliera Sonagliera braccialetto

 


Fischietti

Fischietti ossa d'uccelli

Ossa di uccelli - Prototipi di fischietti e flauti in ossa di uccelli
realizzati da Walter Maioli negli anni ’80.

Falangi

Falange di renna
fig. 1
Radiografia falange di cervo
fig. 2

Fig. 1- Falange di renna da Laugerie-Haute, Les Eyzies-de-Tayac, Dordogna, Francia - Solutreano
Fig. 2- Radiografia con cui è visualizzato il vacuo interno di una falange di cervo (Cervus Elaphus), da Vinicio Gai in collaborazione con  il Prof. E. Borzatti von Lowenstern, Laboratorio di “Ecologia del Quaternario” dell’Istituto di Antropologia ed Etnologia  dell’Università di Firenze.
- Falange di camoscio, come le altre falangi  forate, si può imboccare in due differenti modi; orizzontalmente (fig. 3) oppure dalla punta. (fig. 4 – 5 )  Nella foto :  Nathalie van Ravenstein - Foto di Luce Maioli.

fischietto falange Suonatrice di fischietto di falange lprofilo Suonatrice di fischietto di falange
fig. 3
fig. 4
fig. 5



 

Frammenti di stalattiti

Stalattiti

Frammenti di stalattiti con canale naturale all’interno, detto meàto. Si possono impiegare come fischietti. Paolo Graziosi, grande studioso del secolo scorso, segnalò un fischietto del genere presente al Museo di Mentone in Francia, nel suo libro dedicato ai Balzi Rossi edito nel 1976.


I flauti più antichi

flauto Neandertal
flauto di Isturitz

Si è tanto parlato del frammento di osso di giovane orso delle caverne datato 43.000 anni fa, rinvenuto a Divje Babe in Slovenia (fig. 1) come un possibile pezzo di flauto realizzato dall’uomo di Neandertal. Ma essendo un “pezzo” unico, culturalmente isolato, per molti specialisti resta dubbio. Mentre l’evidenza di una cultura dei tubi di osso di grandi uccelli impiegati come flauti con i buchi delle dita compare circa 40.000 anni fa, come testimoniato da diversi reperti, tra cui il flauto di Isturitz (fig. 2) di 38.000 anni fa. Questo è il flauto che viene indicato come il più antico.
Mentre le ricerche di Walter Maioli portano a considerare come primi flauti, le ossa di uccelli dai bordi finemente lisciati senza tagli o fori per l’imboccatura e la diteggiatura (numerose tra i reperti preistorici, vedi tavola sotto fig. 5 ), che potevano essere impiegate come tubi sonori: megafoni, trombe, fischietti o flauti obliqui che imboccati semitrasversalmente, aprendo e chiudendo con un dito il fondo del tubo, e variando la forza di insufflazione, possono raggiungere ben 11 note (fig. 3).
Questa tipologia di flauti, che probabilmente sono i più antichi, anche dell’osso della Slovenia, non è mai stata ben considerata nella valutazione dei possibili  reperti musicali. Così le numerose ossa, genericamente definite flauti, andrebbero maggiormente studiate e catalogate per tipologie. Per una rivalutazione e scoperta degli  strumenti musicali del paleolitico


Tecnica per suonare flauti i tubi aperti senza tagli o fori per l’imboccatura e la diteggiatura tubi flauti osso L.E. Piette
Fig. 5 - In questa tavola, dell’inizio del XX secolo, da L.E. Piette, sono rappresentati dei tubi in ossa di uccelli del Paleolitico Superore,   dalla grotta di Rochebertier, Placard, Larochefoucault (Charente). Vengono indicati come possibili fischietti e flauti. Sinora non sono mai stati ben compresi, studiati e valutati, come numerosi reperti del genere presenti nei musei e nelle collezioni private.

Walter Maioli flauto osso aquila


Fig. 3-  Tecnica per suonare come flauti i tubi aperti senza tagli o fori  per l’imboccatura e la ditteggiatura.
Fig. 4 -  Dai primi anni 70 Walter Maioli sperimenta i flauti obliqui. Qui suona secondo la tecnica più antica, un antico osso d’aquila, da lui personalmente reperito in Nepal nel 1977.   Foto pubblicata sul libro “ Il flauto, passione di ragazzi e di redi  Marlaena Kessik, Ed. Viridiana Press EDIZIONI VIRIDIANA PRESS, Milano 1984


Un eccezionale flauto acuto in osso d’aquila,
lo “Stradivari” della Preistoria

Flauti osso d'aquila Flauto Osso d'aquila

Materiale                         : Osso dell’ala (cubito – ulna) dell’Aquila Reale dell’ Himalaya
Lunghezza                        : cm. 25.8                                                                           
Diametro imboccatura    : 1.3 x 1.5
Diametro campana          : 1.9 x 2.1
Spessore                            : 0.2
Peso                                   : gr. 28 
Strumento musicale         : Tubo vuoto imboccato come megafono, tromba, fischietto e flauto.
Cultura                              : Sciamanesimo himalayano nepalese. Oggetto del tutto simile, anche nelle misure, ai  
                                             numerosi reperti trovati in Francia negli scavi del Paleolitico superiore. 

Provenienza                      : Acquisito in Nepal da Walter Maioli nel 1977
       
Scheletro d’aquila con indicata la posizione del  cubito o ulna Un cristallo, un corallo, una conchiglia e un fossile

1 – Scheletro d’aquila con indicata la posizione del 
      cubito o ulna
2 – Un cristallo, un corallo, una conchiglia e un fossile   
       (shaligram) rappresentano  l’espansione del suono,
       accostati all’osso d’aquila nei rituali sciamanici. (1977)
3 – Le ossa degli uccelli sono aerodinamiche e  
      pneumatiche, cave e particolarmente leggere e
      trasparenti – qui  possiamo osservare l’interno 
      dell’osso d’aquila con la luce che traspare dalle pareti.
4 -  Osso d’aquila impiegato come tromba, visto di  fronte
5 –  Imboccandolo semitrasversalmente si ottiene il suono
        del flauto
6 – Aprendo e chiudendo il foro terminale del tubo si 
      ottiene una scala musicale composta da ben 11 note

interno osso aquila osso aquila fronte flauto suonato semitrasversalmente Suonatore di osso d'aquila
       

Note musicali che si ottengono dall’osso d’aquila 

Impiegato come tromba : Fa +
Impiegato come flauto obliquo ad imboccatura aperta, imboccandolo semitrasversalmente, aprendo e chiudendo con un dito il fondo del tubo e variando la forza di insufflazione :

tubo aperto               :   Mi     Mib     Sib     Mib     Sol     Sib
chiuso con il dito      :       La +    Sol +    Do #    Fa +  La

Le note sono ricavate in rapporto con il LA 440 Hz.
Il suono acuto e penetrante che ne scaturisce, simile al grido dell’aquila, è straordinariamente cristallino, capace di elettrizzare, incitare e  ridestare i sensi.

 

Rombi

Rombi volanti

Dal 1974, Walter Maioli, studia, raccoglie, costruisce, sperimenta e dimostra i rombi volanti, dando vita ad una collezione unica di strumenti provenienti da tutto il mondo.
Studia particolarmente l’aspetto organologico, acustico, psicoacustico e simbolico dei rombi, e la loro presenza nella preistoria, tra l’altro sperimentandone il suono nelle caverne. Da qualche anno sta approfondendo gli studi sull’impiego dei rombi nella cultura “classica”.

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Nathalie van Ravenstein venere con cornoLa Venere del Corno di Laussel corno raschiatore

La Venere del Corno

La figura della Venere preistorica . L’archetipo della grande Madre, della Dea Fortuna (tuttora di gran voga) dispensatrice di vita e abbondanza, come la cornucopia che l’accompagna.
L’attrice-musicista prende la posa della Venere di Laussel, il bassorilievo inciso sulla roccia, da 25.000 anni, presente all’entrata di una grotta in Dordogna, Francia. Nella mano destra tiene sollevato un corno bovino (forse bisonte) con incise 13 tacche. La particolare forma del corno richiama alla memoria la luna crescente, che da sostegno all’ipotesi che le tacche siano una possibile notazione in relazione alle fasi lunari e che corrispondono al numero dei giorni del primo ciclo lunare, dalla luna nuova alla luna piena. Il corno con le tacche è anche uno strumento musicali a raschio, più conosciuto con il termine Sud Americano di guiro. E’ uno strumento tutt’altro che semplice e limitato, in quanto produce straordinarie frequenze simili alle complesse sonorità delle locuste , dei grilli, delle cicale e delle rane.


Rara raffigurazione di un personaggio che sembra suonare un arco musicale, oppure  un flauto

Tra le prime incisioni e pitture rupestri del Paleolitico superiore si trovano migliaia di raffigurazioni di animali, mentre sono rarissime le figura umane, e in prevalenza sono zoomorfe. Le rappresentazioni di strumenti musicali e musicisti sono praticamente quasi assenti, rari e discussi sono i pochi reperti.

Nel sud della Francia sono state trovate una decina di rappresentazioni di figure antropozoomorfe definiti “sciamani danzanti” , tra questi il famoso personaggio della Grotta dei Trois Frères, che mimetizzato tra gli animali, sta saltellando. Raffigurazione che è sempre stata oggetto di attenzione da parte degli studiosi di preistoria  non solo perché si trova in un insieme di incisioni sovrapposte in tempi diversi, ma anche per l’oggetto che tiene accostato alla bocca, il quale ha suggerito l’ipotesi che si trattasse di un’ arco musicale suonato con la bocca, uno strumento largamente impiegato dai popoli di cultura primitiva, che lo suonano in diversi modi tra cui pizzicando la corda con le dita, oppure percotendo la corda con una bacchetta (freccia), la bocca funziona come cassa di amplificazione, straordinari e affascinanti sono i giochi di micro armonici che si possono ottenere. Una seconda possibilità è che l’oggetto possa essere  un flauto, in questo caso il personaggio saltellante decisamente ricorda il Kukupeli, il mitico flautista, portatore di cultura,  presente nelle incisioni rupestri preistoriche del Nord America.

raffigurazione Grotta dei Trois Frères particolare sciamano danzante
arco a bocca arco musicale a bocca
   

In conclusione, dopo trent’anni e più di sperimentazioni posso affermare che gli strumenti musicali preistorici hanno delle straordinarie qualità acustiche  che vanno letteralmente oltre quelle dei normali strumenti musicali. Possono produrre e suggerire musiche dai suoni microscopici , impalpabili e sottilissimi, personali, come quelli delle pietre sfregate o degli archi a bocca sino a giganteschi boati che entrano nel paesaggio. Frequenze sonore estreme dagli infrasuoni dei rombi agli ultrasuoni di sonagliere di conchiglie e fischietti. 

Walter Maioli

   
Libro il Suono e la Musica di W. Maioli Walter Maioli
autore del libro :

“Le Origini: Il suono e la musica”
Jaca Book, Milano - 1991
   

Lo strumentario preistorico fa parte della ampia collezione di strumenti musicali
gestita da Walter Maioli e Il Centro del Suono
"LE ORIGINI DEGLI STRUMENTI MUSICALI” 
 è stata presentata a:
*  88  -  Natural Art Laboratory a Morimondo, Parco del Ticino, Milano
*  91  -  Museo di Storia Naturale di Milano
*  93  -  Fort Klank - Asperen, Olanda per il Conservatorio di Den Haag
*  95  -  Parco Archeon, Alphen a/d Rijn, Olanda
*  00  -  Galleria del Mandorlo, Volterra
*  04  -  Parco Naturalistico di Paneveggio (Tr)    

https://www.soundcenter.it/mostra.htm

   

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CD Art of Primitive Sound

CD Caverne Sonore

copertina cd Art of Primitive Sound copertina cd Caverne Sonore